Far causa al medico è un business

A puntare il dito sul business delle richieste di risarcimento per danni clinici è Maurizio Maggiorotti, presidente dell’Amami (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente), che riunisce circa 25mila medici italiani, oggi a Roma per presentare un’alleanza fra pazienti e camici bianchi per migliorare la sicurezza clinica e la qualità dei servizi. “Ormai quello dei risarcimenti è diventato un business – denuncia il medico – e le richieste sono destinate ad aumentare. Oggi i numeri reali degli errori non esistono”, ricorda Maggiorotti.
Ormai molti specialisti, per prudenza, ricorrono alla medicina difensiva, e ad atti medici dettati più da cautela giudiziaria che da motivi scientifici”. Negli anni la medicina, prosegue Maggiorotti, è migliorata enormemente, ma le denunce nei confronti dei medici sono lievitate, “per colpa anche del mercato del risarcimenti (NdS ciò non toglie che NOI, medici, dobbiamo stare sempre più attenti chè le conseguenze di una nostra distrazione possono esser anche fatali). E’ tempo di cambiare le cose. E lo si può fare dando tempo e qualità al rapporto medico-paziente, e a momenti come il consenso informato”. Proprio per contribuire a cambiare le cose, Amami, Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e Abc (Associazione bambini cerebrolesi) si sono unite in un patto per la sicurezza. Un’alleanza culturale e fattiva – è sttao spiegato ieri a Roma – che punta a migliorare la tutela della salute dei cittadini e la serenità degli operatori. Perché gli errori medici sono rari, ma esistono.
E non vanno taciuti, ma rilevati, studiati e prevenuti. Per questo chiediamo con forza al ministero del Welfare l’istituzione di un Osservatorio dell’errore medico e del contenzioso paziente-medico”. Per cambiare davvero le cose, le associazioni hanno stilato un programma in nove punti: oltre all’Osservatorio, occorre “favorire il cambiamento della cultura organizzativa, incentivando prevenzione e controlli trasparenti” spiegano. Ma anche garantire la correzione delle disfunzioni organizzative, delle negligenze e delle imprudenze; promuovere la via conciliativa extra-giudiziale; garantire che il comportamento delle strutture sanitarie sia sempre orientato alla ricerca delle cause che hanno prodotto l’incidente, anche durante i contenziosi sui cittadini; attivare l’istituzione di un ‘Fondo vittime dell’alea terapeutica’, per risarcire i pazienti che hanno subito complicanze imprevedibili insite nelle cure.

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