più fast-food più ictus

più fast-food più ictus: a sostenerlo è uno studio dell’Università del Michigan, presentato in occasione dell’International Stroke Conference di San Diego, secondo il quale la gente che vive in posti con un’elevata concentrazione di rivendite di cibo spazzatura ha infatti una maggior rischio d’ictus. Non è solo il classico hamburger a essere dannoso, quanto piuttosto, in generale, la cultura del cibo veloce, spesso indicatore di scarso esercizio fisico, vita in ambienti inquinati e vita poco salutare.
In particolare, secondo i dati raccolti in una cittadina del Texas dove sono stati registrati e osservati i 1.247 casi di ictus verificatisi tra il 2000 e il 2003, ogni punto vendita delle più famose catena di fast-food in una zona aumenta dell’1 per cento il rischio di un evento cardiovascolare per la popolazione circostante. Il legame tra numero di fast food in circolazione e tasso di ictus è sia diretto che indiretto e dimostra, statisticamente, che queste catene del cibo veloce si accompagnano frequentemente a stili di vita frenetici e abitudini errate, anche quando il rapporto causale non è diretto. Senza contare che anche la persona più salutista del mondo, vivendo attorniato dai fast food sarà sicuramente più propenso a cadere in tentazione.
E a proposito di cattive regole di vita è da segnalare anche uno studio britannico parallelo sul rischio di ictus e infarti che sottolinea come consuetudini sbagliate e pessimi vizi duplichino la possibilità di attacchi. I ricercatori dell’Università dell’East Anglia hanno monitorato un campione di 20 mila persone tra i 40 e i 79 anni dieta, isolando altre variabili che possono influire sulla salute, quantificando il rapporto, ovviamente molto stretto, che esiste tra vizi da una parte e ictus e infarti dall’altra. Chi beve, fuma, fa una vita sedentaria e mangia disordinatamente ha 2,3 possibilità in più di avere un problema cardiovascolare in più rispetto a chi conduce un’esistenza regolare.

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