pensavamo di parlarne dopo il trasloco

sono al lavoro, esco dall’ambulatorio e riconosco una faccia nota; faccio accomodare il paziente, raccolgo un pò di dati anamnestici, scopro che probabilmente l’ho già visitato in altra sede essendo paziente di una primaria con cui collaboro in un altra delle sedi in cui lavoro.
Diagnosi: sospetto cancro della vescica, gli consegno il referto, spiego (a lui ed alla moglie che lo accompagna) a voce quel che ho scritto concisamente ma inequivocabilmente sulla risposta ovvero che deve fare la cistoscopia per confermare e curare (se confermato).
Incontro la primaria e le accenno che mi era capitato a visita il suo paziente (di cui non ricordavo il nome); successivamente vado a ricercare il referto e per scrupolo glielo invio per posta elettronica.
Grazie, grazie, aspetto che mi contattino (uno storico paziente, da decenni seguito personalmente) mi dice la Prof.
A distanza di qualche tempo se ne riparla e scopro che è stata lei a contattare il paziente: avevano (ben) pensato di dar precedenza ad altre cose – evidentemente più importanti del sospetto cancro – pensavamo di parlarne in autunno, dopo il trasloco . . . .

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