molestie sessuali

qualche tempo fa parlavo con un collega che da maestro è diventato un buon amico; tra le varie mi ha confidato che è stato chiamato – in qualità di perito di parte – a testimoniare ad un processo contro un suo collega accusato, da una sua paziente, di molestie sessuali.
Lei afferma che la visita non è stata condotta come si doveva, che il medico si sarebbe lasciato andare a comportamenti non professionali sentendosi pertanto in diritto di denunciarlo.
Secondo il parere del mio amico/collega l’accusa è priva di fondamento e l’accusatrice/vittima (ipotetica) non gli è parsa una persona normale; di fatto siamo ad un la mia parola contro la tua: l’esame è stato condotto a porte chiuse (ovviamente!) e non c’erano testimoni.
Lui è stato chiamato a raccontare come si svolge, di prassi, la vista e l’esame ecografico.
A me è venuto di pensare che lavoro quasi sempre da solo – talvolta i pazienti sono accompagnati, spesso entrano in stanza da soli – e che una cosa del genere potrebbe accadere anche a me: la mia idea è di esser professionale e distaccato ma nella vita ti può anche capitare qualcuno/a un pò strano che per qualche motivo decide di piantare una grana.
Di fatto – mi raccontava l’amico – nonostante l’accusa potrà difficilmente esser provata questo collega è distrutto, la causa si trascina da anni, la sua vita non è più la stessa . . .
Finirà come questo caso di cui avevo già parlato in passato ?

Non voglio far cicero pro domo sua, so che certe cose possono accadere, è noto che alcuni colleghi sono stati definitivamente condannati per fatti di questo genere con grande risalto sulla stampa (ovviamente e aggiungo, giustamente se non si parla di sospetti ma di condanne definitive).

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