viagra (sildenafil)

viagra sildenafil

credo che tutti sanno di cosa si tratta, non foss’altro che per le innumerevoli mail SPAM che cercano di convincerci a comprare the blue pill online (chi non ne ha mai ricevuta una alzi la mano!).

Leggo di uno studio (da il corriere che cita the observer) di  David Glenn, ginecologo specialista alla Queen’s University Belfast, pubblicata su Fertility and Sterility.
Il Viagra danneggerebbe lo sperma e potrebbe impedire (NdS notare il condizionale) agli uomini di mettere al mondo dei figli. Il primo esperimento eseguito da Glenn è stato effettuato su alcuni volontari (NdS 75) a cui sono stati prelevati campioni di sperma poi immersi in una soluzione a base di Viagra in piccole quantità. L’obiettivo era riprodurre un livello di Viagra equivalente a quello rinvenuto nel sangue di chi ha preso un pillola da cento miligrammi. Paragonando il comportamento dello sperma trattato con i campioni standard, i ricercatori hanno visto che il farmaco ha due effetti: lo sperma diventa più attivo, ma viene anche danneggiata la sua struttura, quella per intenderci che contiene gli enzimi utili a distruggere la membrana che circonda l’ovulo femminile e permette così allo sperma di fertilizzarlo. “Il fatto che alcune cliniche private utilizzino il Viagra per incrementare la fertilità è un dato preoccupante; le coppie che si rivolgono a queste cliniche della fertilità hanno già, per definizione, dei problemi nel procreare. Dare al partner maschile qualcosa che gli possa provocare ulteriori problemi non mi sembra la soluzione più adatta visto che con il Viagra la struttura dello sperma si modifica troppo presto per permette agli spermatozoi di arrivare nell’ovulo, che non viene quindi fertilizzato”.

L’articolo ovviamente non fa cenno ad uno studio precedente (Fertil Steril. 2004 Apr;81(4):1026-33) pubblicato sulla stessa rivista  da un gruppo di ricercatori sudafricani le cui conclusioni sono  che il Viagra può esser usato, con successo, per potenziare la motilità degli spermatozoi e per il legame all’ovocita in corso di trattamenti di inseminazione artificiale.

Nasce pertanto un contenzioso tra i 20 volontari sani dello studio sudafricano del 2004 ed i 75 pazienti dello studio più recente: chi avrà la meglio ?
Di certo si tratta di numeri molto ridotti, difficile trarre indicazioni universali quando si tratta di casistiche così ristrette.
Il rischio, mi sembra di intuire, è di fare un bel titolo strillato senza poter trarre conclusioni certe da questi dati.

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