Meningite, l’allarme non c’è

tanto per sdrammatizzare e provare a far da contrappeso ai titoli allarmistici dei giornali
😉
Meningite, una parola assente per mesi che ogni tanto torna a spaventare, come da qualche settimana per i sette casi, di cui tre mortali, nel Veneto e il più recente del diciannovenne morto in Lombardia. Casi che ovviamente allarmano, tanto più per la giovane età delle vittime, ma che in realtà non devono alimentare psicosi da epidemia, perché per la cruda statistica quelli del focolaio nel trevigiano rientrano nell’andamento normale di questi anni in Italia, paese con un’incidenza di meningite meningococcica (la più contagiosa) tra i più bassi in Europa. E casi dai quali ci si può difendere in gran parte con vaccini e poi con gli antibiotici. Nonostante l’infezione sia in costante diminuzione, informa il ministero della Salute, ogni anno si contano nel nostro paese circa 900 casi di meningite batterica. Infezione che, si precisa, è grave ma curabile, anche se presenta una mortalità significativa, circa del 14%, in particolare nella forma fulminante, quella del focolaio trevigiano e del giovane di Seregno che si sono confermati causati dal meningococco di tipo C. Questo è uno dei primi nemici, non è comunque l’unico.

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