malasanità o malafede ?

scartabellando nel mio archivio (tendo a conservare tutte le comunicazioni cartacee che mi arrivano da parte dei vari datori di lavoro) ritrovo una comunicazione di maggio 2003: il direttore (medico) di un Day Hospital della ASL scrive al Direttore del centro presso cui tuttora lavoro lamentando la cattiva gestione di un  paziente.
C’entrerei anch’io, sarei il primo passo di una scriteriata diagnostica toccata in sorte a questo paziente: grande preoccupazione da parte mia (mi si concede un errore ? Spero mi tocchi in situazioni in cui non ne vengono danni al paziente, la classica colecisti fantasma, per esempio) mentre si cercava di capire cosa era accaduto.
L’inchiesta interna mi scagiona del tutto, per (mia) fortuna: avevo visitato (luglio 2002) un paziente che veniva a controllo con la classica richiesta muta, il curante non specificava il motivo dell’esame; il paziente, circa 80 anni, come spesso accade, non sapeva/non aveva capito perchè faceva l’esame e non aveva portato alcun precedente in modo da consentirmi di consigliare eventuali ulteriori esami. Ho fatto il mio, l’ho mandato via, con la sensazione di aver potuto far meglio ma con un esame formalmente corretto – per quanto mi riguarda – e con le informazioni (praticamente nulle) a mia disposizione.
Cito letteralmente l’accusa del collega:
per riscontro di elevato valore di PSA (a me ignoto, non segnalato dal curante, non comunicato dal paziente) il mio paziente esegue una ecografia pelvica: l’ecografista  avrebbe dovuto, eseguito l’esame richiesto, segnalare al curante l’inappropriatezza dell’esame sovrapubico per diagnosticare un’eventuale cancro della prostata e suggerire di effettuare una ecografia prostatica transrettale.
Mi dispiacque molto, all’epoca, di esser accusato di qualcosa di cui non avevo colpa (non ho di fatto dovuto affrontare alcun procedimento giudiziario), per di più da parte di un collega; volendo trovare un colpevole si sarebbe dovuto puntare il dito sul curante che aveva mandato in giro il paziente senza specificare il motivo.
E ho imparato, col tempo e l’esperienza, ad adeguarmi alle strategie di medicina difensiva necessarie: quando mi capita di visitare un paziente che mi fa capire (non avendo portato documentazione) che forse ha il PSA elevato a completamento ed a scanso di equivoci scrivo la formuletta informativa per il medico curante . . . .
Con la cartella clinica informatica tutto questo combattimento ci sarebbe risparmiato e ci si potrebbe concentrare su altre, più importanti, problematiche !

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