La parola maestro, prima pronunciata con rispetto, oggi è detta con compassione

 da Internazionale 790, 9 aprile 2009

Yoani Sánchez racconta le difficoltà che sta attraversando la scuola a Cuba.
Il ruolo assegnato ad istruzione e cultura emerge anche dal rispetto con cui risuonano in area tedesca Herr Doktor o Herr Doktor Professor, dalla parsimonia britannica nell’uso di doctor, dal suono di beau mot che hanno in francese instituteur, maître e maîtresse. E a fronte c’è il disprezzo che accompagna in italiano l’uso di maestro, pedagogista o, ingiuria massima, maestrina.
Impegnata in un difficile compito, Sánchez lascia sullo sfondo un fatto: dopo la rivoluzione castrista del 1959 un paese di derelitti analfabeti si trasformò, a differenza di altri paesi latinoamericani, in una delle nazioni più alfabetizzate del mondo (2,5 per cento di analfabeti) con una scuola realmente gratuita e, dopo Finlandia e Corea del Sud, con il più alto indice di iscritti all’università. Come la sanità e la cura per l’infanzia, con una mortalità infantile tra le più basse del mondo, l’istruzione gratuita generalizzata impegna un decimo del pil, più che in Danimarca e Norvegia, negli straricchi paesi dell’Unione europea e negli Stati Uniti. Questa è stata ed è una costante dei paesi socialisti e, ora, ex socialisti. Come si concilia con i bassi indici di libertà intellettuale e dell’informazione (Paul Kennedy, Internazionale del 3 aprile 2009)? Perché impegno educativo e libertà intellettuale stentano a camminare insieme?

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