Se l’Abruzzo sembra Gaza

di Amira Hass (giornalista israeliana, corrispondente da GAZA per Haaretz – quotidiano israeliano)
Internazionale n° 790, 9 aprile 2009

“Sembra la scena di un attacco terroristico”. Un titolo di giornale sul terremoto in Abruzzo cita le parole di un israeliano. Scommetto che molti qui hanno avuto la stessa sensazione. La televisione ha trasmesso delle scene che mi hanno ricordato molto Gaza, distrutta dai soldati e dai bombardamenti israeliani.
La macerie, però, hanno una forma e un aspetto diversi. Gli abitanti di Gaza hanno imparato sulla loro pelle a distinguere le macerie create da un attacco aereo, da un’esplosione a terra, dall’impatto di un missile, di una bomba o da un bulldozer.
A più di due mesi dalla fine dell’ultima offensiva israeliana, gli edifici distrutti e parzialmente danneggiati sono ancora scheletri di calcestruzzo spaccati a metà, cumuli di detriti, muri mancanti che lasciano intravedere interni bruciati, pezzi di calcestruzzo frantumato, spuntoni di ferro.
La rimozione delle macerie è strettamente legata alla ricostruzione, che non sarà immediata: sono stati promessi molti soldi, ma Gaza non vedrà un centesimo finché Hamas resterà al potere. E Hamas non vuole cedere.
Gli edifici danneggiati non vengono riparati. Per colpa di Israele, non ci sono i materiali da costruzione. In molte case i fogli di plastica hanno sostituito i vetri delle finestre. Le famiglie vivono in poche stanze, in mezzo ad altre che sono crollate. Molti abitano in appartamenti presi in affitto.
Alcune famiglie e associazioni sono riuscite a riparare i danni, pagando prezzi molto alti per i rari materiali disponibili. È il caso del Gaza community mental health program. La sua sede centrale, a sud della città di Gaza, si trova davanti a un piccolo prefabbricato della polizia costiera palestinese.
La zona è stata bombardata da un F16. Grazie ai sostenitori stranieri, il centro (che offre servizi più necessari che mai) è riuscito a pagare i costosi materiali da costruzione disponibili sul mercato e ha ripreso le sue attività. Il container bombardato è ancora lì, mezzo sepolto in un cumulo di sabbia.

del terremoto in Abruzzo ho già parlato qui e qui

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