Rughe di Paco Roca: fumetti per parlare di alzheimer

Paco Roca "Rughe" Tunué, 2008
Paco Roca Tunuè Editore 2008

Paco Roca parla di Rughe
Il linguaggio del fumetto ti ha aiutato a raccontarlo? Perché proprio l’alzheimer?

Mi preoccupa la vecchiaia. I miei genitori si avvicinano ai settanta anni e più e già iniziano ad avere problemi di salute. Ogni volta che parlo con loro mi fanno un esaustivo bollettino medico di tutti i sintomi. A questo si aggiunge che il papà di uno dei miei migliori amici soffriva di alzheimer. Fu molto duro vedere i cambiamenti che produsse in lui la malattia. Il mio amico mi raccontò un anedotto, che mi colpì molto. Durante la notte, sentì il suono di un rasoio e, entrato nel bagno, trovò il padre impeccabilmente vestito con l’abito. Gli chiese costa stava facendo e suo padre gli rispose con totale tranquillità che si stava radendo per andare a lavoro. Il mio amico gli spiegò che erano le tre di mattina e che erano anni che non lavorava più. In quel momento il padre ebbe un momento di lucidità e si terrorizzò guardando il suo riflesso nello specchio. Questa paura è quello che intendo trasmettere con Rughe . Siamo fatti di ciò che abbiamo vissuto, dei nosti ricordi, dei sentimenti accumulati, di quello che abbiamo appreso durante la vita, per questo una infermità che divora tutto mi pare la più terribile che possa capitare.

In Rughe che importanza ricopre il colore?

È molto importante. In questo albo avevo pochi elementi per rendere attraente la parte visuale; praticamente tutta la storia accade nel medesimo ambiente, i personaggi di solito sono assenti e con posizioni poco interessanti, così il colore ricopre una funzione chiave per non risultare noioso. Ho differenziato le stanze tramite i colori, ma anche il passare delle ore… Ho utilizzato colori spenti e autunnali per creare un certo clima nostalgico.

E l’ambientazione? Sappiamo che hai visitato una residenza per anziani.
Il desiderio è di realizzare un graphic novel che fosse realistico, perché i dettagli sono importanti sia per l’ambientazione che per le situazioni. Abbiamo molti luoghi comuni sulla vecchiaia e l’obiettivo era non caderci dentro. Così sono stato per circa un mese in giro nelle residenze per anziani per vedere come si vive. Ho parlato con medici e infermieri e la verità è che, nella maggior parte dei casi, sono da ammirare per la paziente dedizione nei confronti degli anziani. Inoltre ho parlato anche con molti di loro e molti mi hanno parlato di solitudine. Praticamente tutto quello che c’è in Rughe sono aneddoti realmente presi da tutte queste conversazioni.

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