UTIC

I risultati dello studio Blitz-3 rivelano che le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, ma dei pazienti trattati nelle Unita’ di terapia intensiva cardiologica (Utic) ne muore solo uno su 30. Per i pazienti con diagnosi di infarto miocardio acuto che necessitano di trattamento riperfusivo immediato la mortalita’ e’ del 5,01%, nel gruppo trattato con angioplastica primaria si scende al 3,1%. A influire sul basso tasso di mortalita’ all’interno delle Utic sono cure sempre piu’ efficaci e innovative. I pazienti con infarto iperacuto sono trattati sempre di piu’ con lo strumento piu’ moderno: il 45% di essi e’ sottoposto ad angioplastica primaria (nel 2001 il 15%). ‘Purtroppo – spiega Francesco Chiarella, presidente dell’Anmco – persiste un’elevata mortalita’ per chi all’esordio dell’infarto tergiversa e non chiama subito il 118, o comunque non perviene in ospedale, e’ noto che circa la meta’ delle persone colpite da infarto, muore prima del ricovero. Il tasso di mortalita’ cosi’ basso per chi accede al ricovero in Utic dovrebbe far riflettere, perche’ dimostra che cure appropriate nel luogo appropriato risultano di grande efficacia. Lo studio Blitz-3 si basa sui dati raccolti dal 7 al 20 aprile 2008 in 332 centri sparsi sul territorio nazionale, pari all’81% dele cardiologie che hanno l’Utic, con circa 7.000 pazienti coinvolti. Il paziente tipo ricoverato nelle Utic e’ un uomo di 72 anni con piu’ di un disturbo cardiaco importante. Gli uomini sono i piu’ colpiti dall’infarto (63%). Il 50% dei casi si presenta tra i 61 e gli 80 anni e ben il 25% oltre gli 80 anni. Il 40 % dei pazienti, infine, presenta molte comorbilita’.

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