ustioni da meduse

Le meduse nel mar Mediterraneo sono aumentate, al momento non è possibile prevedere dove andranno e quindi quali litorali infesteranno: sono incapaci di movimenti autonomi, vengono trasportate dalle correnti e dalle onde. Ci sono delle località in cui la loro presenza è più frequente: qualsiasi zona dove il litorale è abbastanza aperto e c’è un notevole circolo di correnti. Le primavere secche favoriscono lo sviluppo delle meduse quindi sono indice di una forte presenza di questi invertebrati in estate. In passato comparivano ciclicamente lungo le coste, con intervalli anche di 11-12 anni, tanto che si potevano approntare dei veri e propri calendari per prevedere un loro ritorno. Oggi invece si assiste a una proliferazione incontrollata. I motivi sono molteplici. Innalzamento della temperatura dell’acqua e primavere più secche  favoriscono l’ esplosione demografica; ma il boom si spiega innanzitutto con l’ assenza dei predatori che si nutrono di meduse: tonni, pescespada e tartarughe marine che stanno scomparendo dal nostro mare per cui  le meduse aumentano e si nutrono a loro volta delle uova dei pesci sconvolgendo così l’ ecosistema marino.
Le meduse appartengono al phylum dei Celenterati, sono organismi a semplice struttura radiale simmetrica, costituiti da un corpo centrale (OMBRELLA) da cui si dipartono i tentacoli che possono variare in numero, dimensioni e lunghezza e sono i principali agenti eziologici causa di patologia da causa marina.
La medusa più pericolosa che si incontra nel mare tirreno è la Pelagia noctiluca. Si vede pochissimo perché è molto trasparente e ha lunghi tentacoli che partono dal centro dell’ ombrello. Di notte è fosforescente, quindi è facile avvistarla. Vive sia in superficie sia in profondità ed è presente in tutto il Mediterraneo ma anche in altri mari, diciamo che è cosmopolita. Di solito ha un diametro tra i cinque e i dieci centimetri. Gli effetti tossici delle meduse sono dovuti alla scarica di tossine (complesse misture di polipeptidi ed enzimi che possono causare reazioni tossiche ed immunologiche), la cui struttura chimica non è sempre e per tutte le specie ben identificata. Tali tossine sono contenute sulla superficie inferiore del corpo della medusa ed in particolare sui tentacoli: attraverso l’estroflessione di un lungo e sottilissimo filamento cavo avvolto a spirale rilasciano il loro veleno. L’estroflessione può avvenire a seguito di un contatto fisico con la preda o per uno stimolo chimico specifico a partenza dalla preda stessa.
Le lesioni da medusa rappresentano una delle cause più frequenti di richiesta di intervento da parte del medico di medicina generale, del servizio di continuità assistenziale, della guardia medica turistica e di pronto soccorso. Le ustioni da medusa sono generalmente accidentali e colpiscono prevalentemente nuotatori e bagnanti che rimangono ustionati dopo aver toccato l’animale.
Il contatto con la medusa genera un dolore istantaneo, urente: regredisce in un tempo variabile da pochi minuti a parecchie ore fino ad alcuni giorni. Sequele inusuali, relativamente rare, includono la comparsa di reazioni granulomatose persistenti ritardate, eruzioni cutanee ricorrenti che insorgono a distanza varia dalla prima ed unica puntura, reazioni a distanza e recidive di un herpes labialis.
Le lesioni cutanee indotte dall’ustione da contatto con la medusa possono essere urticate pruriginose, eritemato-edemato-vescicolose, lineari, variamente orientate: riproducono la forma dell’ombrella e dei tentacoli, più o meno estese a seconda della lunghezza dei tentacoli stessi, spesso non numerose,  possono persistere per diverse settimane in rapporto alI’ estensione, alla durata del contatto e al diverso grado di suscettibilità individuale.
Oltre alla sintomatologia cutanea, l’ustione da medusa può indurre sintomi generali quali mal di testa, nausea, vomito, vertigini, dispnea, dolori addominali, senso di angoscia, cardiopalmo, crampi muscolari, parestesie.

Altre specie che arrivano a lambire le coste della regione sono invece innocue, come la Cotylorhiza tubercolata, per esempio: molto più visibile della Pelagia, ha un colore marroncino, la si può anche toccare senza conseguenze.
Il trattamento delle ustioni da medusa è ancora oggi fondamentalmente sintomatico e aspecifico, perche non sono state identificate tutte le tossine delle diverse specie di meduse (eccezion fatta per il veleno della più pericolosa, vale a dire la CHIRONEX FLECKERI altresì detta vespa del mare, non presente nel mediterraneo, per la quale esiste un antisiero specifico).
Oltre alla specie in causa si deve considerare anche il tempo e la modalità di contatto (cute glabra o con peli) che si realizza tra i tentacoli e la cute, il numero dei nematocisti presenti sui tentacoli, la quantità di veleno iniettata, lo spessore dello strato corneo sede del contatto, la modalità con cui i tentacoli sono rimossi da chi presta soccorso e l’eventuale stato atopico del soggetto ustionato. E’ difatti importantissimo evitare alcune manovre e comportamenti che possono peggiorare il quadro clinico. Il soggetto ustionato deve limitare i movimenti della parte colpita al fine di ridurre al minimo la quota di tossine immesse in circolo attraverso la pompa muscolare; se l’ustione ha interessato una estremità è bene applicare un laccio a monte della sede interessata al fine di limitare il ritorno venoso e pertanto evitare una ulteriore immissione di veleno in circolo.
La rimozione dei tentacoli ancora adesi alla cue va fatta utilizzando oggetti smussi evitando lo sfregamento che potrebbe indurre la scarica della nematocisti ancora integre presenti. La parte interessata va lavata con acqua di mare (acqua salata) e non con acqua dolce per evitare che con effetto osmotico le nematocisti integre scarichino il loro contenuto.
Per alleviare il dolore si può ricorrere, successivamente alla rimozione, al ghiaccio: il freddo infatti da una parte porta ad una riduzione della risposta infiammatoria e dell’edema locale, dall’altra deprime l’eccitabilità delle terminazioni nervose libere e delle fibre nervose periferiche.
Il trattamento farmacologico è generalmente sintomatico, topico e si avvale di CORTICOSTEROIDI in creme o lozioni: entra in azione dopo 20-30 minuti dall’applicazione, quando i sintomi dovrebbero già essere attenuati. 
Una possibile alternativa è l’applicazione di un gel astringente al cloruro d’alluminio: ha un’immediata azione antiprurito e blocca la diffusione delle tossine.  
In caso di lesioni urticate con reazioni eritemato-edematose importanti o di orticaria persistente si ricorre all’uso di corticosteroidi ed antistaminici per via sistemica.
L’aceto per le meduse ?
Se siete in Australia, anche si: leggete i dettagli in questo articolo!

L’ammoniaca (e/o l’urina)?
No, come da indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.

4 commenti su “ustioni da meduse

    1. l’acqua fredda peggiora il prurito e il bruciore..si consiglia l’acua calda di mare,o la sabbia calda o impacchi con ammoniaca.

      1. cara Sandra
        la sabbia non sembrerebbe un’idea sensata, effettivamente
        quale sarebbe la fonte che consiglia questo trattamento dell’ustione da medusa ?
        grazie

  1. sabbia ed ammoniaca sono un disastro, nelle lesioni fresche si applicano i sali di alluminio, se si interviene dopo che qualche ciuchino ha consigliato, ammoniaca, ghiaccio, sabbia, urina o impacchi di testicolo di toro macinato sarebbe meglio disinfettare giornalmente con betadine e prendere un antistaminico, dopo qualche giorno applicare una buona crema cicatrizzante tipo rilastil.

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