tra l’incudine e il martello

da una parte ci si chiede di contenere la spesa e quindi di dimettere pazienti il più rapidamente possibile, dall’altra magistratura, legittimamente dal suo punto di vista, ci condanna se al paziente dimesso succede qualcosa.
E’ questo il motivo per cui Maurizio Maggiorotti, presidente dell’Amami, associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice, ha indetto il No D-Day: una giornata nella quale simbolicamente tutti i colleghi sono invitati a non dimettere pazienti. Che la categoria si senta pressione risulta evidente dai numeri recentemente forniti dall’Ordine dei medici di Roma, il 68,2% si sente più a rischio oggi che nel passato. «E le recenti sentenze della Cassazione (ad esempio la 8254/11, emessa dalla quarta sezione penale della Corte di Cassazione) hanno se possibile, peggiorato le cose» sottolinea il presidente Amami. Un altro capitolo amaro poi è quello della conciliazione obbligatoria «che parte da un principio sacrosanto legiferato in modo folle» rincara Maggiorotti. La norma è operativa dal 21 marzo ma «sono ancora molti i nodi da sciogliere. Uno su tutti il rischio di aumento del ricorso al penale da parte di alcuni avvocati». La soluzione a questa situazione, secondo il presidente dell’Amami ci sarebbe ed è rappresenta «dall’assicurazione obbligatoria con azione diretta per i medici. Una possibilità che le assicurazioni non prendono in considerazione» spiega Maggiorotti.

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