psico-oncologia

rapporto medico paziente
rapporto medico paziente

La psico-oncologia fornisce un termometro per misurare il livello di disagio emotivo, e dieci semplici mosse per mettere sotto scacco i turbamenti che scattano nella psiche dei malati di tumore al polmone.
A suggerire il giusto ‘fai-da-te’ per gestire al meglio il terremoto emotivo scatenato dal cancro sono due manuali – uno dedicato ai pazienti, l’altro ai familiari – targati Sipo (Società italiana di psiconcologia) e Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica).
In Italia l’80% dei malati di tumore al polmone chiede più aiuto psicologico, il 32% ritiene di non riceverne abbastanza e, d’altra parte, poco più della metà conosce l’esistenza di associazioni di pazienti, ancor meno di opuscoli dedicati (8%): è questo lo scenario tracciato da un’indagine europea condotta dall’International Psycho-oncology Society con il sostegno di Roche. La ricerca indaga sui bisogni dei malati e fa da supporto al progetto Inspire, al suo esordio oggi in Italia: un’iniziativa (sito web in inglese) che si propone di migliorare la qualità della vita delle persone con tumore al polmone e dei loro familiari, offrendo consigli e supporti per non farsi travolgere dalla malattia. Ogni anno, in Italia, si registrano 32 mila nuovi casi di tumore del polmone, primo ‘big killer’ fra le neoplasie. Le due guide verranno distribuite nei dipartimenti di oncologia su tutto il territorio nazionale e sono AIOM guide pazienti internet della fondazione Aiom, sia per i pazienti affetti da tumore polmonare che per i familiari del malato (file pdf).
Si tratta, spiegano gli esperti, di un primo passo verso il perfezionamento dell’assistenza psicologica ai pazienti. Perché, conferma Emilio Bajetta, presidente della fondazione Aiom, “uno dei primi bisogni è proprio quello informativo”. C’è inoltre un vuoto da colmare nel sistema ospedaliero italiano, osserva Luigi Grassi, presidente della Sipo: “Il nostro obiettivo è arrivare a definire il profilo professionale dello psiconcologo, che ancora non esiste, e tracciare un percorso formativo adeguato. Anche se è in corso qualche cambiamento, di supporto psicologico ai pazienti si parla ancora troppo poco nelle università. Il risultato è che in Italia non tutti i centri hanno questo servizio”. Se ne contano un centinaio, secondo l’ultimo censimento, condotto in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità – ricorda Grassi – fra unità complesse, staff che comprendo anche  psiconcologi e servizi offerti da associazioni di volontariato. “Ma sono ancora troppo pochi”, sottolinea.

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