la scusa perfetta per chiedere un altro drink

da leggere con attenzione, ovviamente non è un invito a sbevazzare a tutta randa, al contrario . . . .

Alzare il gomito, come suggerisce un antico adagio, aiuta a dimenticare. E nel migliore dei modi. Stando alla ricerca della Sussex University, infatti, l’alcol spazza via dai recessi della memoria solo i cattivi ricordi, preservando quelli buoni. Una scoperta, suggerisce Theodora Duka, ricercatrice a capo dello studio, che potrebbe aiutarci a comprendere meglio i meccanismi della dipendenza da alcol. Se dell’ultima sbornia abbiamo stampati nella memoria solo gli attimi di allegria e ilarità, infatti, la prossima volta saremo portati a esagerare nuovamente con i drink, dimenticandoci delle figuracce o dei momenti peggiori che hanno caratterizzato la notte all’insegna della baldoria e della sbronza. Poco si sapeva degli effetti dell’alcol sulla memoria, mentre è noto che i drink riducono l’ansia, facilitano le relazioni sociali e ci rendono allegri. Ora la ricerca della Sussex University ha svelato un aspetto finora sconosciuto, ponendo due gruppi di volontari davanti a delle istantanee e invitandoli a riconoscere le immagini dopo uno o più drink, o a ‘secco’. Bevitori e astemi hanno dimostrato di ricordare meglio la prima serie di fotografie. Ma nei primi la memoria ha funzionato anche meglio, con una capacità di richiamare le immagini più vivida. Mentre la seconda serie di immagini è stata ricordata con maggiore precisione tra i non bevitori. La spiegazione, ipotizzano i ricercatori, consisterebbe nella capacità dell’alcol di ostacolare la formazione di nuovi ricordi. Quindi nel cervello di chi alza il gomito si fisserebbero solo gli avvenimenti e le immagini prima dei bicchieri, o subito dopo aver iniziato le libagioni. Il resto rimane avvolto nella nebbia, compresi gli effetti dell’eventuale sbornia. L’esperimento non è però finito qui. “Alle lunghe troppo alcol danneggia in maniera permanente la capacità mnemonica del cervello”, avvertono i ricercatori che lanciano l’allarme nei confronti “dei giovani accaniti binge-drinker, cioè tra quanti si sbronzano pesantemente e regolarmente, specie nei fine settimana”. Per questi ragazzi ai possibili danni cerebrali si aggiungono poi le “eventuali e pericolose conseguenze di gesti avventati compiuti sotto l’effetto dell’alcol”. Con un pericolo in più per le giovani che sembrano subire in maniera più pesante le conseguenze delle bevute senza controllo. “Le ragazze più facilmente perdono il controllo e si comportano in maniera impulsiva o ‘fuori di testa”. Il riferimento è “ai comportamenti illegali, al sesso casuale e senza protezione, o semplicemente al continuare a bere senza un limite”. Una cascata di possibili atteggiamenti che si traduce “in disturbi del comportamento, oltre a interferire con lo sviluppo del cervello in un’età critica per la crescita”. Un monito particolarmente sentito nel Regno Unito dove l’alcol si consuma sempre più in età giovanissima. E in grandi quantità. In base alle statistiche pubblicate sul quotidiano britannico Daily Mail, infatti, “il 20% dei tredicenni ogni settimana beve vino, birra o superalcolici. Una percentuale che sale al 50% a soli 15 anni”.

2 commenti su “la scusa perfetta per chiedere un altro drink

  1. Canzone d’aprile

    Fantasma tu giungi,
    tu parti mistero.
    Venisti, o di lungi?
    ché lega già il pero,
    fiorisce il cotogno
    laggiù.
    Di cincie e fringuelli
    risuona la ripa.
    Sei tu tra gli ornelli,
    sei tu tra la stipa?
    Ombra! anima! sogno!
    sei tu . . . ?
    Ogni anno a te grido
    con palpito nuovo.
    Tu giungi: sorrido;
    tu parti: mi trovo
    due lagrime amare
    di più.
    Quest’anno . . . oh! quest’anno,
    la gioia vien teco:
    già l’odo, o m’inganno,
    quell’eco dell’eco;
    già t’odo cantare
    Cu . . . cu.

  2. Dint’ ‘a butteglia
    N’atu rito ‘e vino
    è rimasto…
    Embè
    Che fa m’ ‘o guardo?
    M’ ‘o tengo a mente
    e dico:
    “me l’astipo
    e dimane m’ ‘o bevo?”
    Dimane nun esiste.
    E ‘o juorno prima
    Siccome se n’è gghiuto,
    manco esiste.
    Esiste sulamente
    stu momento
    ‘e chisto rito ‘e vino int’ ‘a butteglia.
    E che faccio,
    m’ ‘opperdo?
    Che ne parlammo a ffa!
    Si m’ ‘o perdesse
    Manc’ ‘a butteglia me perdunnarrìa.
    E allora bevo….
    E chistu surz’ ‘e vino
    Vence ‘a partita cu l’eternità!

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