il medico che NON sbaglia

Cito un articolo che parla di errore medico in relazione al settore dei trapianti d’organo; mi viene in mente l’affermazione di un collega, valido istruttore e mio personale riferimento nel settore dell’angiologia: il più accurato degli operatori ha una fallacità del 5%, il che ci porterebbe molto a distanza da questo 23% di colleghi medici che non è mai incappato in un errore nella propria carriera.
Per intenderci le cose peggiori le ho viste accadere quando mi pareva di esser stato attento, accurato e di aver controllato tutto; il medico che non ha mai sbagliato, secondo me (e non per tirar tutti nel calderone e quinti tutti colpevoli = nessun colpevole) ancora ha da nascere.

Solo il 23% dei medici e il 37,5% degli infermieri italiani dichiara di non essere mai incappato in un evento avverso nella sua vita lavorativa. “Dunque il 77% dei primi e il 62,5% dei secondi ne ha vissuto almeno uno, soprattutto per colpa di stress e affaticamento (42,3%), cattiva organizzazione del lavoro o personale inadeguato (16,6%) e scarsa comunicazione (9,5%)”. Lo ha riferito ieri a Roma Riccardo Tartaglia, vicepresidente Sisqt ovvero la Società italiana per la sicurezza e la qualità nei trapianti e direttore Gestione rischio clinico della Regione Toscana, illustrando i dati di un recente studio nazionale dell’Agenas (Agenzia nazionale servizi sanitari regionali), alla presentazione della nuova società.
Una ricerca realizzata su un campione di 942 operatori sanitari di 18 aziende sanitarie italiane, che deve far riflettere. “Ridurre il più possibile frequenza e gravità degli eventi avversi che possono danneggiare la salute dei cittadini è un obiettivo importante”, ha sottolineato Tartaglia. E se “il rischio zero in un settore delicato come i trapianti non esiste, occorre lavorare avendo come obiettivo la riduzione dei pericoli – gli ha fatto eco Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti – Quella italiana è comunque una realtà positiva, in cui sicurezza e qualità sono oggetto di normative”. Tanto che, in base a quanto emerso sulla nuova normativa europea attesa per il 2009, “siamo in linea con i futuri standard del vecchio continente: l’Italia, dunque – ha detto Nanni Costa – non dovrà aggiornare la sua attività, perché già in regola“.

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