espianto organi: UK vs Italia

Il primo ministro della Gran Bretagna intende autorizzare l’espianto di organi dai pazienti deceduti «presumendo automaticamente» il loro consenso al prelievo salvo non abbiano esplicitamente espresso la loro contrarietà. Attualmente in Gran Bretagna, come accade anche in Italia, l’autorizzazione deve essere manifestata esplicitamente aderendo al ‘Nhs Organ Donor Register’ (il registro nazionale dei donatori). In una lettera pubblicata dal ‘Sunday Telegraph’, il premier britannico intende invece consentire agli ospedali di prelevare gli organi a meno che i soggetti non si siano espressi contro in vita registrando la loro opposizione sullo stesso elenco o i familiari si dicano contrari. «Un sistema di questo tipo potrebbe colmare il divario letale tra i potenziali benefici della chirurgia dei trapianti nel Regno Unito e i limiti imposti dal nostro attuale sistema di consenso», ha scritto il premier britannico, ricordando che ogni anno nel Regno Unito quasi 9.000 pazienti subiscono trapianti «ma 1.000 o anche di piu muoiono aspettando», l’organo che potrebbe salvare la loro vita. Il modello cui Downing Street dice di essersi ispirato è quello in vigore in Spagna, il Paese con la più alta percentuale di donatori. Immediate le reazioni contrarie di alcune organizzazioni in difesa dei diritti del malato come ‘Patient Concern’: «Ci opponiamo totalmente. Lo chiamano consenso presunto ma non lo è affatto», ha dichiarato Joyce Robins. Sulla stessa linea Katherine Murphy della Patient Association, secondo cui «una scelta privata (come quella di donare i propri organi), è una fatto di coscienza, e non dovrebbe essere presa dallo Stato».
In Italia funziona così

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