cybercondria: attenti all’auto-diagnosi con i motori di ricerca

Cybercondria: reintepretazione della classica ipocondria in salsa internet.
Chi cerca notizia di salute su Internet spesso si ferma ai primi due risultati trovati sui motori di ricerca, e da questi viene poi condotto in un crescendo d’ansia. Se siete anche minimamente ipocondriaci state alla larga da internet: questa in sintesi è la morale che si può trarre da un recente studio condotto da Microsoft su centinaia di migliaia di ricerche web legate alla salute. L’analisi suggerisce infatti che l’autodiagnosi agevolata dalle informazioni raccolte attraverso i search engine conduce spesso a conclusioni a dir poco pessimistiche, a interpretare cioè malesseri comuni come sintomi di gravi malattie. E’ la cybercondria (da cyber e ipocondria, cioè l’aver sempre paura di essere ammalati), un neologismo nato già nel 2000 per indicare la propensione a prefigurare gli scenari peggiori quando si cercano online risposte mediche. Nulla di nuovo dal punto di vista terminologico, dunque, anche se quello condotto da Microsoft è il primo studio sistematico delle ansie prodotte attraverso le ricerche web in tema di salute. Tra i risultati è emerso che indagare online su sintomi come «mal di testa» o «dolori al petto» tende a condurre a contenuti che descrivono patologie serie piuttosto che indisposizioni passeggere, anche quando le prime sono molto più rare. Inoltre, «gli utenti guardano di solito solo la prima coppia di risultati sui motori di ricerca» ha commentato al New York Times Eric Horvitz, uno dei ricercatori Microsoft che hanno condotto lo studio. E dunque ecco che un’emicrania si trasforma in un tumore, un dolore muscolare fa sospettare una Sla, un bruciore di stomaco diventa presagio di un infarto. Con la conseguenza di spingere gli utenti ad approfondire le informazioni sulla presunta malattia, in una sorta di escalation dell’ansia.
Secondo Microsoft, un quarto del campione analizzato – 250mila utenti su un milione – ha condotto almeno una ricerca medica nel periodo esaminato. E un terzo di questi è andato avanti ad approfondire le malattie più rare e gravi, con gli strascichi psicologici che si possono immaginare. Naturalmente i ricercatori di Redmond ci tengono a precisare che lo studio non vuole spingere le persone a ignorare sintomi di potenziali malattie. Ma piuttosto ricordare agli utenti che i risultati web sulla salute vanno presi con le pinze. E che una visita o anche una telefonata al medico rimangono sempre obbligatori prima di prendere qualiasi decisione o di preoccuparsi eccessivamente.

Lo dichiaravo apertamente qui, se n’è discusso anche qui

 

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