comunicazione della diagnosi

ho frequentato, un paio di anni fa, un corso di comunicazione della diagnosi.
Mi piacque molto, mi fornì un interessante spunto di riflessione su come relazionarsi con il paziente e come provare a modificare il proprio approccio comunicativo.
Non posso non considerare, però, che nonostante i corsi e l'approfondimento personale che ci si può imporre quando – come ieri – capita di dover comunicare (ad una donna di circa 50 anni che l'anno scorso è stata operata di carcinoma della mammella) che c'è una novità al controllo ecografico e che, ovviamente, questa novità potrebbe esser in relazione alla malattia per cui si fa il controllo non c'è corso che tenga.
Chi può indicare in che modo comunicare al paziente che FORSE le cose si stanno facendo serie e che, se fosse confermato il sospetto, le speranze di guarigione si riducono sensibilmente ?
Mi sa che difficilmente si potrà trovar il modo per mandar via contento, o quanto meno non preoccupato, il paziente a cui si deve comunicare il sospetto che la malattia tumorale sta progredendo ….

6 commenti su “comunicazione della diagnosi

  1. credo sia una questione di tempi ed equilibri, le persone devono poter metabolizzare le brutte notizie. Nel tuo caso, avendo a disposizione solo pochi minuti, il compito è maggiormente arduo.

  2. mbeh
    pochi minuti o mezz’ora tu stai a cercar di ammorbidire la notizia; la notizia, nello specifico è:
    – hai avuto un tumore maligno
    – oggi sembra tu possa aver una ripresa di malattia
    traduzione: hai buone chanche di esser sulla via della fine …
    purtroppo la verità vera, difficile da nascondere ad una persona matura che viene da sola a far l’esame, è quella …

  3. …eh… è dura!
    La mia professione è ben lontana da quella di medico, ma penso che una delle cose più brutte del tuo mestiere è proprio quella di dover comunicare certe “novità” sullo stato di salute ad un paziente. Ma la cosa più meravigliosa è sapere che c’è gente come te che riesce veramente a salvare la vita!

  4. mah mah mah
    però, garantito, non è semplice
    e ti lascia – quando accade – con l’amaro in bocca vedere il paziente che va via rattristato nonostante inizialmente s’era creato un clima rilassato e giocoso …

  5. Credo che più il là del tatto un dottore non possa fare poi troppo, anche una roccia di paziente può crollare o una tenera casalinga avere tanto coraggio da fare battute per sdrammatizzare tutto e tirare avanti. Mia nonna fu malata di tumore e poi morì, ho visto il percorso, il travaglio… abbiamo incontrato dottori che erano delle macchine, altri umanissimi e premurosi, stesso per le infermiere, dipende dalle persone, il vostro è davvero un ruolo difficile. Siete in mezzo a guarigioni e morte tutto il giorno… Abbia sempre cuore in quel che fai.

  6. lo so
    mi è chiaro che c’è un limite alla ‘umanità’ perchè talora capita di dover comunicare cose sgradevoli.
    E di fronte all’assedio delle domande o si svicola o, se si parla con franchezza, non si può non essser ‘sgradevoli’ …

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