Asl ritardatarie, tempi lunghi per pagare mense ospedali

Più di 400 giorni di ritardo in Emilia Romagna, 366 in Campania, 360 in Molise e 339 nel Lazio. Ma in questo caso non si tratta di attese per visite o esami: è che, prima di aprire i cordoni della borsa e pagare i servizi di mensa degli ospedali, le Asl di alcune regioni italiane ci pensano due volte. “I giorni di ritardato pagamento sfiorano ormai in media quota 210, in pratica 7 mesi. Moltiplicando le difficoltà per le aziende che ogni mese devono pagare gli stipendi di 72 mila lavoratori e i propri fornitori”. Lo sottolinea Luciano Sbraga, direttore del centro studi Fipe-Confcommercio, in un incontro oggi a Roma sulla qualità e sicurezza della ristorazione collettiva. Guardando la tabella dei ritardi nel pagamento delle Asl, spicca il record della Regione Emilia Romagna, con 405,5 giorni, seguita da Campania, Molise e Lazio, Friuli Venezia Giulia (265 giorni circa) e Calabria (240 giorni).Fra i virtuosi, invece, oltre alle ‘solite’ Valle d’Aosta e Trentino (con rispettivamente 50 e 69 giorni di ritardo), troviamo Marche (127 giorni circa) e Puglia (140). Per avere un’idea, “la media di ritardi nei pagamenti in Ue è di 68 giorni per i servizi mensa, peggio di noi c’è solo il Portogallo”, evidenzia il presidente Ancst (Associazione nazionale delle cooperative di servizi), Franco Tumino. “Abbiamo già chiesto e torniamo a chiedere con forza al ministro dell’Economia e al Governo che siano emanati urgentemente provvedimenti che pongano fine al fenomeno, esclusivamente italiano, dei ritardi dei pagamenti nella pubblica amministrazione. Anche attraverso la possibilità di compensare i crediti nei confronti delle amministrazioni pubbliche con i debiti connessi al pagamento di imposte e contributi sociali”, sottolinea Sbraga. “Le Asl sono fra i peggiori interlocutori da questo punto di vista: i Comuni, per quanto riguarda i servizi per le mense scolastiche, sono decisamente più virtuosi – gli fa eco Tumino – Se niente cambierà, le prospettive per le aziende nel 2010-11 sono terribili”. Il sistema, forte di 1.400 imprese per lo più piccole, rischia il collasso. Ma anche una sorta di selezione naturale. “Le Regioni corrette continueranno a lavorare con le imprese serie, le altre probabilmente no”, prosegue Tumino. Che ipotizza una realtà di pasti in nero e lavoratori irregolari, a discapito della sicurezza e della qualità di quello che c’è nel piatto. Ma anche del rispetto e delle tutele dei diritti dei lavoratori.Le aziende del settore chiedono al Governo misure urgenti per contrastare questi rischi. “Le nostre associazioni sono pronte a sedersi intorno a un tavolo, perché le soluzioni ci sono e sono a portata di mano. Nell’interesse di tutti”, conclude Tumino.
E sappiamo che anche i pagamenti per i medici spesso subiscono ritardi le cui motivazioni non vengono spiegate . . . .

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