PSA e carcinoma della prostata

Il cancro della prostata è una delle principali cause di morte per malattie oncologiche tra gli uomini, nei paesi sviluppati. Recentemente sono stati pubblicati su The Lancet Oncology i primi risultati di uno studio di screening randomizzato controllato iniziato nel dicembre 1994 nel quale sono stati scelti 20.000 uomini, nati tra il 1930 e il 1944, dal registro della popolazione di Goteborg. Lo studio dimostra come in questa popolazione la mortalità per carcinoma della prostata è stato ridotto quasi della metà (44%). Tuttavia il rischio di diagnosi in eccesso è rilevante, anche se il numero di soggetti da sottoporre a screening necessario per il trattamento (NNT) è paragonabile a quello degli screening per il tumore della mammella e con un beneficio migliore rispetto ad altri programmi di diagnosi precoce.
Resta aperto il dibattito sulla riproducibilità dei risultati in altre popolazioni e altri contesti dove il dosaggio del PSA effettuato con modalità opportunistica è comune nella pratica clinica, a differenza della Svezia.
Questi risultati ricordano al MMG che è facile, in soggetti maschi al di sopra dei 50 anni, prescrivere tra gli altri esami il PSA, ma non è poi facile decidere che cosa fare di fronte ad un PSA alterato: il rischio è di generare sovradiagnosi identificando neoplasie non letali e che, una volta diagnosticate, inducono a un sovratrattamento che peggiora la qualità di vita dei pazienti.

Jonas Hugosson et al
Mortality results from the Goteborg randomized population-based prostate-cancer screening trial
The Lancet Oncology 2010;8:725-32

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