le mammografie (in Toscana, dal 2009) si faranno ogni anno

La Regione Toscana, l’Istituto tumori e l’Ispo, istituto per lo studio e la prevenzione oncologica, hanno avviato la rivoluzione di una delle attività di prevenzione oncologica per la Toscana.

Fino ad ora le donne venivano chiamate tra i 49 e i 70 anni per fare controlli biennali. Alle pazienti sintomatiche, cioè coloro a cui lo specialista trovava un nodulo sospetto, veniva fissata la mammografia nel giro di 48 ore, solitamente nelle aziende ospedaliere come Careggi, Pisa e Siena. Le altre, quelle senza sintomi, dovevano aspettare anche 10 mesi, cosa che non di rado scatenava proteste e polemiche.
«Andiamo verso una personalizzazione degli screening», spiega il direttore operativo dell’Istituto tumori toscano Gianni Amunni. Per prima cosa si estenderà l’attività di prevenzione, inserendo anche le quarantacinquenni e probabilmente anche donne ultrasettantenni.
«Quando le donne di 45 anni saranno chiamate per il controllo – prosegue Amunni – si studierà come seguire il loro caso a seconda dei vari fattori di rischio. Molte invece che ogni due anni saranno viste una volta all’anno. Ovviamente se problemi o dubbi sorgessero più avanti, il ritmo di screeening sarà aumentato dopo».
Lo screening per il tumore al seno è storicamente uno dei fiori all’occhiello della Toscana, soprattutto per merito del (ex)Cspo, Centro per lo studio e la prevenzione oncologica ora trasformato in ISPO.

ISPO toscana

Secondo uno studio dell’associazione italiana dei registri tumori Airtum, la regione Toscana presenta livelli di sopravvivenza più elevata per quanto riguarda il tumore alla mammella rispetto alla media italiana ed europea: a cinque anni dalla diagnosi l’86,1% delle donne malate sono ancora vive, contro l’82,6% italiano e il 79,5% europeo.
Oggi, dopo una grave crisi finanziaria culminata con l’azzeramento dei vertici della struttura, il Cspo è diventato Ispo. Il nuovo Istituto gestisce ancora gli screening e sta collaborando con la Regione per avviare la rivoluzione di quello mammografico.

Leggi su Repubblica Firenze l’articolo completo di Michele Bocci

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