elezioni politiche 2008

oggi si vota, ancora non sono andato a votare ma andrò (chi voto non lo dico!).

Segnalo le considerazioni di Giovanni Sartori sull’inutilità dell’astensione (dal Corriere della Sera) con una sua personale proposta di  quale forma di protesta

Se verrà fuori, a elezio­ni avvenute, che i votanti sono diminuiti di parec­chio, è sicuro che i nostri politici non riconosceran­no che le astensioni in più sono punitive, sono astensioni di rigetto (e non di disinteresse). Di­ranno, semmai, che ci stiamo «normalizzando» ai bassi livelli di voto di molte democrazie. Tutt’al più verseranno lacrime di coccodrillo sul fenomeno del crescente distacco dal­la politica. Qual è allora la pensa­ta? E che sapendo usare il voto disgiunto tra le due Camere ne possiamo rica­vare un voto-rifiuto, un voto che puramente e semplicemente dice no. Mettiamo che al Senato io voti Veltroni e invece per la Camera io voti Berlusconi (o viceversa). In tal caso il mio secondo vo­to pareggia e cancella il primo. L’effetto sull’esito elettorale è zero. Però io ho votato, e quel mio vo­to esprime senza ombra di dubbio il secco rifiuto del Palazzo e della Casta. Si dice che come elettori siamo impotenti. Sì. Ma se, mettiamo, io milioni di italiani votassero così, allora saremmo potentissimi. Aggiungo che il voto di­sgiunto può anche indica­re, volendo, il male mino­re (o maggiore), n siste­ma elettorale, il Porcellum, prevede un lauto premio di maggioranza che per il Senato non è at­tribuito su base nazionale ma spezzettato regione per regione. Il che lo ren­de il più incerto e il più decisivo. Nel caso della Camera il premio lo vince chi ha più voti in tutto il Paese; nel caso del Sena­to lo vince chi conquista più seggi nelle regioni che ne hanno di più. Met­tiamo, per esempio, che il nostro elettore voti Vel­troni al Senato e Berlusconi alla Camera. Così facen­do indica che, male per male, il «malissimo» è per lui un governo di de­stra. Viceversa se vota Berlusconi al Senato e Veltro­ni alla Camera, indica che per lui il maggior male è un governo di sinistra. Dunque, nel disgiunge­re il voto l’effetto com­plessivo è sempre zero; ma chi ottiene il voto per il Senato è avvantaggiato. In ogni caso uno vota con­tro ma la strategia sinora disegnata consente di sce­gliere il male minore. S’intende che il voto di­sgiunto può essere appli­cato anche ai «secondi partiti». Per esempio, uno a Veltroni e uno a Bertinotti; oppure uno a Casi­ni e uno a Berlusconi. In tal caso il voto ai minori sarà sprecato ai fini del premio di maggioranza, ma utile per la loro so­pravvivenza, per superare lo sbarramento (che per il Senato è dell’8%).  Ognuno deve decidere per sé.

E segnalo il divieto di introdurre i cellulari nella cabina elettorale

Nelle divieto di cellularesezioni elettorali il presidente di seggio dovrà far affiggere un cartello che informa gli elettori del divieto di portare in cabina telefonini o apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini: lo prevede una circolare del ministero dell’Interno. «Il presidente dell’ ufficio elettorale di sezione invita l’elettore, all’atto della presentazione del documento di identificazione e della tessera elettorale, a depositare le predette apparecchiature di cui sia al momento eventualmente in possesso, le quali, unitamente ai citati documenti, saranno restituite all’elettore dopo l’espressione del voto, previa annotazione in un apposito registro della presa in consegna e della successiva restituzione».
Chi contravviene è punito con l’arresto da tre a sei mesi e con l’ammenda da 300 a 1.000 euro.

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