X

innovazione e complicazione

monitoraggio aneurisma aorta operato

riflessioni post ECM: la incrementale sofisticazione delle tecniche di diagnostica non invasiva comporta un inevitabile aggravio di lavoro, per il medico che deve interpretare i (molto più corposi) dati disponibili ai fini della diagnosi clinica.
Ne ragionavamo già anni addietro, tra colleghi: l’esplosione, incontrollabile, della potenza di calcolo permette di avere strumentazioni sempre più sofisticate che producono sempre più dati ma c’è un ovvio corollario a questo, spettacolare, miglioramento.
Anche se il mantra è che le nuove TAC, sempre più potenti, sono anche molto più veloci a creare moltissimi più dati (quindi con un apparecchio moderno puoi, teoricamente, fare molti più esami rispetto al passato) poi c’è l’inevitabile collo di bottiglia: il personale medico specialistico, il radiologo nello specifico, che deve interpretare questi dati è sempre lo stesso di vent’anni fa (se non è andato in pensione, nel frattempo) ed il tempo necessario ad analizzare, processare (ovvero fette di corpo umano, la rappresentazione tomografica dell’anatomia o patologia umana, sempre più precisa), capire ed emettere una diagnosi aumenta proporzionalmente all’incremento della quantità di dati da valutare.
Poi, chissà, il Dott. Watson ci salverà (oppure no?)….

Dott Sabino Berardino: Dott Sabino Berardino Medico Chirurgo, a Firenze Specialista in Medicina Interna perfezionato in Ecografia ed Ecocolordoppler Vascolare Master di I livello in 'nuove tecnologie in Medicina - elearning'
Related Post