X

l’importanza delle pratiche di vaccinazione

ho appena finito di leggere un bel libro, di uno dei miei scrittori preferiti: Philip Roth, Nemesi (titolo originale: Nemesis).
Bella storia, raccontata con maestria da uno dei grandi della letteratura contemporanea americana.
Principale protagonista, una malattia: la poliomielite.
Malattia di cui in Italia non si parla più (ultimo caso registrato: 1982) grazie alle politiche sanitarie di vaccinazione della popolazione.
La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. Il polio-virusinvade il sistema nervoso nel giro di poche ore, distruggendo le cellule neurali colpite e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. Nella forma più grave, la paralisi bulbare, il virus paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola: è necessario supportare il malato con ausili nella respirazione (negli anni ’50, erano molto diffusi a questo scopo i polmoni d’acciaio, sostituiti oggi da strumenti assai più agili).

Il contagio avviene per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva e le goccioline emesse con i colpi di tosse e gli starnuti da soggetti ammalati o portatori sani. Il poliovirus si moltiplica nella mucosa oro-faringea, nell’intestino e nei tessuti linfatici sottostanti e può diffondersi anche attraverso le feci, ben prima che i sintomi della malattia siano evidenti. L’uomo rappresenta l’unico serbatoio naturale del virus della poliomielite, che può colpire persone di tutte le età ma principalmente si manifesta nei bambini sotto i tre anni.

La polio colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni di età. Solo l’1% dei malati di polio sviluppano la paralisi, il 5-10% sviluppa una forma di meningite asettica, il restante 90% circa sperimenta solo sintomi simili a una influenza e ad altre infezioni virali. Non sono chiari i motivi che portano un individuo a sviluppare la forma più grave di polio, ma tra i fattori di rischio l’Oms cita:

  • immunodeficienza
  • gravidanza
  • rimozione delle tonsille
  • iniezioni intramuscolari
  • esercizio fisico vigoroso e/o esagerato
  • ferite o lesioni

Sintomi iniziali della malattia sono febbre, stanchezza, vomito, irrigidimento del collo e dolori agli arti. Una minima parte delle infezioni, circa una su duecento secondo i dati Oms, porta a una paralisi irreversibile, mentre il 5-10% dei malati muore a causa della paralisi dei muscoli dell’apparato respiratorio. E’ importante sottolineare che la paralisi flaccida acuta (AFP) generata dal poliovirus è simile nei sintomi e nelle manifestazioni ad altre malattie come la sindrome di Guillain-Barré, la mielite trasversa, la poliradiculoneurite, la neurite traumatica e quella neoplastica.

Non esistono cure per la poliomielite, se non trattamenti sintomatici che possono solo in parte minimizzare gli effetti della malattia.

L’unica strada per evitare potenziali conseguenze è la prevenzione tramite vaccinazione.
Esistono due tipi di vaccini diversi: quello “inattivato” di Salk (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo, e quello “vivo attenuato” di Sabin (OPV), da somministrare per via orale. Il vaccino di Sabin, somministrato fino ad anni recenti anche in Italia, ha permesso di eradicare la poliomielite in Europa ed è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità nella sua campagna di eradicazione della malattia a livello mondiale.

Ulteriore approfondimento sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

Dott Sabino Berardino: Dott Sabino Berardino Medico Chirurgo, a Firenze Specialista in Medicina Interna perfezionato in Ecografia ed Ecocolordoppler Vascolare Master di I livello in 'nuove tecnologie in Medicina - elearning'
Related Post