Meglio diffidare di medici e infermieri che, in ospedale, non si tolgono l’orologio dal polso. Potrebbero essere potenziali untori di numerose infezioni batteriche. L’avvertimento proviene dal XVIII Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccimid). Secondo uno studio condotto dai ricercatori britannici dell’università di Sheffield, infatti, camici bianchi e infermieri che lavorano in ospedale dovrebbero togliersi gli orologi per evitare che, tra cinturino e polso, si dia vita a una vera e propria coltura batterica, potenzialmente pericolosa per i malati che sono più vulnerabili alle infezioni. Prima di puntare il dito contro gli orologi da polso, gli scienziati hanno misurato la contaminazione batterica di mani e polsi di due gruppi di operatori sanitari ospedalieri. Un gruppo abituato a portare sempre con se l’orologio, l’altro a toglierlo. Ebbene, i microbiologi hanno scoperto la presenza dello stafilococco aureo nel 25% dei primi, e percentuali molto più basse nei secondi. Non solo: il polso di chi non ama separarsi mai dal proprio orologio è risultato una vera e propria coltura dei più diversi batteri. ”Che per fortuna – aggiungono – non si propaga alle mani”. Le conclusioni fanno il paio con quelle di un’altra ricerca secondo cui ‘solo il 40% del personale ospedaliero rispetta le regole igieniche – prima tra tutte il lavaggio delle mani – necessarie per ridurre al minimo la possibilità di propagare infezioni opportunistiche tra i pazienti ricoverati”. Tra i comportamenti sotto osservazione, l’abitudine o meno di lavarsi le mani dopo essersi recati in bagno, che i ricercatori olandesi del Canisius-Wilhelmina Hospital hanno misurato nel personale sanitario ospedaliero e in altre due categorie di persone: i partecipanti all’Eccimid dello scorso anno, e quanti visitano i bagni pubblici delle stazioni di servizio sulle autostrade. Il risultato, poco confortante, è che medici e ricercatori che lavorano in ospedale sono risultati la categoria che si lava meno le mani (46%), rispetto ai congressisti microbiologi che, forse per deformazione professionale, nell’84% dei casi dopo essere andati in bagno usano il lavandino. Anche i comuni cittadini che vanno nelle toilette pubbliche delle autostrade sono più attenti, con una percentuale del 75% di persone che prima di uscire si lavano le mani. In questo caso, ipotizzano i ricercatori olandesi, a suggerire questa sana abitudine anche in chi non la applica nella vita di tutti i giorni potrebbero essere l’ambiente circostante, non sempre paradigma dell’igiene. Come fare per convincere o ricordare ai medici che lavarsi le mani è una misura precauzionale necessaria? Gli scienziati olandesi suggeriscono carta igienica e salviette ‘promozionali’, con su scritti messaggi tipo ‘ricordati che devi lavarti le mani’. Laddove sono stati usati, la sana abitudine è diventata più comune. ”Con modesti investimenti finanziari”, concludono.
- 16 anni ago
Dott Sabino Berardino
infezioni ospedaliere da orologio
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Lavarsi le mani dovrebbe diventare un obbligo di legge... eppure, dico io, siamo medici, lo sappiamo come funzionano le migrazioni e le transumanze di batteri e infezioni e quindi, buon dio, lavamose 'ste mano!!!
Ricordo le esercitazioni di oncologia clinica in reparto... alle 8.30, prima di iniziare il giro dei letti e la visita, il Professore ci "ispezionò" per assicurarsi che fossimo vestiti in maniera decente ed adeguata e che non indossassimo inutili orpelli (quali braccialetti, enormi pendenti, cravatte, cravattini, foulard, anelli) e che avessimo tagliato per bene le unghie.
Regime militare. Ma la lezione è servita!
e lo so: il nostro delicato mestiere c'impone attenzioni particolari, non sempre i colleghi sono rispettosi delle elementari norme di igiene che sarebbero necessarie . . .
comunque a me un professore come quello che descrivi te non m'è mai toccato :-)