sono MOLTO preoccupata

faccio entrare in ambulatorio una giovane paziente (circa 25 anni); la mamma, che è con lei ad accompagnarla in sala di attesa, chiede di entrare; chiedendo alla paziente il permesso – la invito (la mamma) ad accomodarsi.
Non hanno – ovviamente – portato gli esami precedenti, ma la mamma (che chiacchiera parecchio più della figlia) confessa, verso la fine, che è MOLTO preoccupata per questa alterazione (ipotiroidismo subclinico – allo stato attuale una condizione patologica, certo, ma banale).non parlo, non sento, non vedo
Inizio quindi un breve, ma intenso combattimento con la mamma (la figlia, ovvero la paziente, parla poco o nulla) riguardo al fatto che preoccuparsi di una condizione di questo tipo è francamente eccessivo e che bisognerebbe invece star rilassati, dando l’importanza che merita a questa alterazione (poca, meglio ancora nulla) consigliando loro – addirittura – di pensare a sospendere la terapia, almeno a fare un tentativo in tal senso, ovviamente sotto guida specialistica.
Di fatto mi rendo conto, quando parto per la crociata, che sarà una fatica provare a convincere il paziente che farebbe meglio a far meno; il sollievo psicologico di fare per sentirsi curato ed al sicuro da eventuali sorprese ha di sicuro la meglio sul ragionamento scientifico ed alle considerazioni macroeconomiche (per non parlar del problema della sovradiagnosi) che dimostra che è bene fare gli esami necessari (e le terapie indispensabili) ed evitare quelli poco necessari …..

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