X

i pesanti costi della medicina difensiva

La medicina difensiva, cioè il surplus di cautele, prestazioni, esami e farmaci che i medici prescrivono per mettersi al riparo da possibili cause giudiziarie, costa uno sproposito ai bilanci dello Stato. “Secondo le stime in nostro possesso – spiega il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio, intervenuto questa mattina a Roma alla presentazione dello studio ‘Medici in difesa, prima ricerca del fenomeno in Italia: numeri e conseguenze’ – la medicina difensiva costa ogni anno tra i 12 e i 20 miliardi di euro“. Fazio aggiunge: “Se pensiamo che il contenzioso tra Governo e Regioni riguarda circa due miliardi, i conti sono semplici. Nella migliore delle ipotesi i costi più bassi della medicina difensiva riuscirebbero a ripianare i conti sanitari per almeno 5 anni”. Come intervenire allora per tamponare l’emorragia di fondi verso prestazioni e ricoveri inutili, in tempi in cui le risorse a disposizione sono contingentate? La ricetta di Fazio è complessa. “Innanzitutto bisognerebbe che le unità di rischio clinico fossero in tutti gli ospedali della Penisola e non solo in alcuni. Come pure – aggiunge – servono unità di valutazione tecnologica per verificare la gestione, la manutenzione e l’uso della strumentazione tecnica a disposizione. Infine, serve una legge che cerchi di risolvere, almeno in parte, il problema della medicina difensiva. Molte nazioni – dice il sottosegretario al Welfare – si sono mosse verso la depenalizzazione dell’errore medico. Si tratta di un processo lungo e incerto, con l’inconveniente di apparire a solo vantaggio dei medici”. Dove indirizzarsi allora? Per Fazio una soluzione italiana potrebbe essere il disegno di legge a firma di Antonio Tomassini, presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato, dal titolo ‘Nuove norme in materia di responsabilità del personale sanitario’. Un Ddl “di iniziativa parlamentare, ma molto condiviso dal Governo, che si articola in quattro punti fondamentali. Primo – riflette – la responsabilità degli atti medici deve ricadere sugli enti erogatori e non sulle singole persone. Secondo, l’assicurazione obbligatoria deve avere massimali e premi uniformi e stabiliti a livello centrale. Terzo – prosegue Fazio – il Ddl vorrebbe favorire, pur senza renderlo obbligatorio, il ricorso all’arbitrato per la risoluzione delle controversie. Quarto e ultimo punto, bisogna snellire le procedure per il risarcimento del danno del malato ingiustamente danneggiato. Il Ddl inizia ora di nuovo il suo iter parlamentare e mi auguro – auspica il sottosegretario – che arrivi a conclusione”.

Dott Sabino Berardino: Dott Sabino Berardino Medico Chirurgo, a Firenze Specialista in Medicina Interna perfezionato in Ecografia ed Ecocolordoppler Vascolare Master di I livello in 'nuove tecnologie in Medicina - elearning'

View Comments (2)

  • Quindi il vecchio detto "prevenire è meglio che curare" non avrebbe più fortuna? Proprio in un'epoca mentre gli USA di Obama vanno verso la decisione storica di una sanità "assicurata" per tutti, bisognerebbe rivedere la nostra pubblica "indiscriminata" disorganizzazione sanitaria.

  • caro Emanuele, alias Filottete M.
    prevenire è senza dubbio meglio che curare !
    il problema è che se devi investire milioni/miliardi di euro in prevenzione che previene poco si va poco lontano . . .
    Si sa che esistono alcune procedure di screening di popolazione efficaci; altri tentativi di coinvolgere la popolazione (tutta: milioni di persone da sottoporre ad esami del sangue o strumentali vari) sono risultate troppo costose e poco efficaci . . .
    La prevenzione fai-da-te rischia purtroppo di sbancare le casse dello stato e di sottrarre risorse (che non sono illimitate) a chi ne avrebbe bisogno.
    Senza voler in alcun modo entrare nell'altro problema, quello degli sprechi di altro tipo . . .

Related Post